ecco un nuovo elemento di Trame fantastiche: il quinto:
“Ora, però, di fronte a quella creatura lacerata, si chiese se il buon Dio, in cui credeva ciecamente, non le avesse fatto una concessione, le sue mani morbide, per aiutarlo a dar vita a una trama molto più grande. Silvia si sentì subito ingrata per essersi assegnata da sola un ruolo così importante nel disegno divino. Ma mentre muoveva sinuosamente il suo ago, che aveva sempre con sé, e cuciva quella pelle strappata, una pellicina sottile, simile a quella delle zampe delle anatre, che univa le dita della sconosciuta, pensò che la pancia piena poteva essere sì un grande sollievo, ma non tanto quanto il fatto che gli occhioni sbarrati che aveva di fronte avessero smesso di piangere e la guardassero con riconoscenza”.
Da “Un ago in un canneto” di Simona Cremonini
la gratitudine, bene perduto…